Conti di deposito e sfiducia. Meglio la carota o il bastone?

Sfiducia, incertezza, paura: difficile dire quali siano oggi i sentimenti predominanti nella mente degli risparmiatori, che dal 2010 sono divisi tra il riporre fiducia nelle istituzioni finanziarie e la sfiducia nell’investire una somma di denaro che, una volta versata, possa diminuire o, peggio, non essere recuperata.
Il dramma del buco nero, insomma, che la tanto citata dottrina del ‘too big too fail’ ha reso più che mai attuale: dove investire i propri risparmi per essere sicuri che, all’evenienza, possano essere recuperati intatti se non lievemente accresciuti?
La tendenza italiana è sempre stata quella di optare per attività finanziarie a bassissimo rischio, primariamente Titoli di Stato e libretti di risparmio di istituti privati di credito. Se c’è una cosa ha insegnato la recente crisi, però, è sicuramente che, in caso di dissesto, nemmeno il Tesoro nazionale assicura la totale certezza di recupero e che, a parità di condizioni, è forse meglio propendere per depositi bancari dal rendimento basso e assicurato, che non per Buoni a media scadenza ma con il gravame di clausole, per così dire, ‘velenose’ (CAC).

Conti di deposito e convenienza

Nel corso degli ultimi tre anni si è fatta via via più ricca l’offerta di conti di deposito pensati dai diversi istituti finanziari per venire in contro alle esigenze dei diversi risparmiatori. Differenti scadenze (solitamente da un minimo di 3 ad un massimo di 18/24 mesi) per un differente importo di interessi pagato sul capitale versato. Un prodotto ritenuto sicuro, che ha continuato ad incontrare l’approvazione dei correntisti, confortati dalla copertura di un fondo Interbancario che, in caso di difficoltà della banca, interverrebbe a tutela della somma versata. Una sola nota stonata: la tassazione sempre più gravosa.
Ad affiancarsi ad un livello di tassi di interesse corrisposti sempre inferiore, infatti, vi è il peso di un’imposta di bollo divenuta più salata dall’anno in corso e passata da un precedente peso dello 0,1%, ad un livello pari allo 0,15% sotto il governo Monti, fino ad un attuale 0,2%, con la nuova legge di Stabilità. Da quest’ultima, inoltre, deriva anche la novità di un’agevolazione per i detentori di un deposito (tra conti di deposito, azioni, BTP, fondi e polizze) con una giacenza media di massimo 17.000 euro, i quali saranno esenti dal pagamento del bollo fisso di 34,2 euro. Quando si dice ‘il bastone e la carota’, insomma. Peccato che la carota sia sempre un po’ troppo poco dolce.