LISBONA VS AUSTERITY 1 – 0

La Corte Costituzionale portoghese ha recentemente bloccato alcuni provvedimenti presi dal governo centrale per riuscire a sanare i conti pubblici nel quadro generale dei programmi di austerity voluti dalla Bce in cambio degli aiuti finanziari. Il problema, però, nasce dalla necessità di trovare nuove misure per colmare quel deficit di oltre 1,5 miliardi di euro per chiudere i conti.

Quello che ne è derivato è stato un equivalente terremoto in tutta l’Europa. Si moltiplicano, infatti, i provvedimenti che tendono a sottolineare come illegale, se non controproducente, la politica voluta da Berlino prima di tutto e poi anche dalla maggior parte di Paese scandinavi circa il risanamento dei conti pubblici. I 13 giudici del tribunale portoghese, infatti, hanno sentenziato l’incostituzionalità delle misure prese dal primo ministro Coelho, portando quindi sotto i riflettori per l’ennesima volta il conflitto tra autorità centrale europea e quella nazionale nell’ambito delle direttive promosse dalla troika per uscire dalla crisi del debito.

Un precedente non indifferente visto che anche Atene, come Lisbona, sta attuando politiche di tagli e tasse al limite della sopportazione umana, rischiando (soprattutto nel primo caso) la rivolta sociale. Eppure dopo anni di applicazione che nel caso del Portogallo sono ormai arrivati a 3 e per Atene si viaggia sul sesto, non hanno prodotto altro che un peggioramento delle condizioni della popolazione e di riflesso anche dell’economia. Atene, in particolare, ha visto un lievitare continuo del proprio debito pubblico nonostante i provvedimenti presi.

Il timore per Lisbona, quindi, è duplice. Al centro del problema le tredicesime che si volevano tagliare come anche la riduzione dei sussidi di disoccupazione che non potranno più essere diminuiti al pari dell’assistenza sanitaria. Alla luce di un mancato risparmi do quasi 1,5 miliardi di euro che il governo già aveva messo in conto, il rapporto deficit pil potrebbe nn toccare quel 5,5% promesso all’Unione europea per la fine dell’anno e restare al 6,5% al quale si trova adesso. Se non superarlo visto che, l’Italia ne è un esempio, coll’aumento delle tasse l’economia tende al rallentare e quindi i l debito a crescere. Roma, infatti ha superato la soglia dei 2mila miliardi di debito e la percentuale di aumento maggiore si è avuta proprio sotto il governo Monti.

Non si è fatta attendere la risposta della troika che ha reso noto come i prossimi aiuti saranno stanziati solo dopo l’adozione di adeguate misure di risanamento del bilancio. Purtroppo già in precedenza simili misure restrittive erano state adottate in Portogallo e dichiarate incostituzionali, cosa che però non aveva impedito di introdurle nella legge di bilancio andando al di là delle decisioni del tribunale, cosa che, giocoforza, potrebbe fare anche adesso vista l’impossibilità di trovare altrove altre risorse. Una ferita che rischia di aprire scenari imprevedibili anche perchè la stessa Unione Europea si era precedentemente dichiarata disposta a concedere più tempo alla nazione lusitana per riuscire a colmare il debito alla luce di una serie di “provvedimenti virtuosi”. Difficilmente le intenzioni del governo centrale europeo potranno essere confermate adesso che oltre alla popolazione, gli si schiera contro anche la magistratura.