A2a tra società e pubblicità

bancaA metà tra l’energia e l’impegno sociale; a metà tra il rifornimento e l’innovazione: a2a, azienda energetica
italiana di proprietà dei comuni di Milano e Brescia, ha annunciato la decisione di offrire al mercato una

quota pari al 5% del capitale societario per un totale di 130 milioni di euro (65 mln a comune). Il bando,

che si presume sarà pubblicato in primavera, si propone come fine ultimo il reperimento di risorse liquide

che l’azienda, nel comune della Madonnina, impiegherà non in operazioni di ampliamento produttivo e

strutturale, bensì nella realizzazione di opere pubbliche. Un progetto ambizioso ed importante che, dovrà

valutare validità e necessità effettiva dei singoli progetti inclusi nel pacchetto di ‘progetti sociali’ candidati

alla realizzazione. Oltre all’ipotesi più accreditata di un finanziamento finalizzato ad investimenti nelle

scuole, infatti, sarebbero state avanzate proposte per una risistemazione dei navigli (zona largamente

frequentato da turisti e visitatori) o per la realizzazione di un nuovo quartiere popolare che possa venire

incontro alle necessità di una casa a basso costo per cittadini meno altolocati.

A2a ed il progetto per il sociale

Un pensiero nobile quello di a2a che, vantando un bilancio positivo ed un consolidamento del proprio

posizionamento del settore, ha forse deciso di utilizzare tale sistema per garantirsi una pubblicità su larga

scala ed ottenere l’approvazione non solo di quella schiera di soggetti già colpiti dall’impegno della società

nel promuovere energia pulita, ma anche di genitori, amanti della bellezza e classe medio bassa.

Qualcosa da eccepire di fronte alla trovata apparentemente altruistica?

In Italia, diversamente dal resto dell’Europa, i costi dell’energia sono andati via via aggravandosi col passare

degli anni: se da un lato, infatti, una tassazione pesante rende sempre più alto l’importo delle bollette per

la fornitura energetica (34,2% di sole imposte sugli importi di gas), dall’altro gravano elevatissimi oneri di

sistema legati al servizio di approvvigionamento, tali da far vincere al Bel Paese il titolo di ‘maggior costo

d’energia’.

Se l’impegno sociale fosse realmente rivolto alla comunità, dunque, perché non utilizzare quei 65 milioni

allo scopo di rendere meno soffocante il cuneo fiscale sulle spalle di cittadini e, soprattutto, imprese?

Perché non utilizzarli come cuscinetto palliativo che renda quella busta bianca nella cassetta delle lettere

un po’ meno pesante?

Nessuno fa niente per niente, in Italia più che mai.