Tempo fa era circolata la notizia secondo cui Unicredit evitasse di certificare alcuni crediti della Regione Sicilia alle società che ne erano debitrici. Notizia smentita dalla stessa Unicredit. A corredo di quanto detto a questa storia, invece c’è un’altra vicenda, quella della cosiddetta black list elaborata dal gruppo e contenete la lista di alcuni enti a rischio o comunque inaffidabili. Chiunque fosse creditori di questi enti avrebbe potuto avere seri problemi nel vedersi anticipare somme sulla base di fatture emesse da questi specifici rappresentanti della pubblica amministrazione fatture che, in altre parole, rappresentavano solo pezzi di carta straccia.
Pronta anche in questo caso la replica del manager rappresentante del gruppo nell’isola Roberto Bertola secondo cui tutto è ancora nella normale fattività. In altre parole nessun preconcetto e tanto meno nessuna lista nera. Eppure le voci di istruzioni superiori per arginare le anticipazioni ci sono state e sembra anche avallate da circolari ufficiali. Allora le cautele circa gli anticipi, in una nota ufficiale di Unicredit, parlavano di “normativa sulla certificazione dei crediti verso la Pubblica Amministrazione” e dei limiti previsti da questa per le ”Regioni soggette a piano di rientro verso i settori sanitari”.
Come, appunto, la Sicilia. Semplice controllo e accertamenti restrittivi in epoca di credit crunch? Difficile ancora dirlo. Intanto, però Unicredit smentisce sempre ogni tipo di illazione in merito confermando quei due miliardi di euro previsti per lo sviluppo della Sicilia, ma dimenticando di citare anche gli oltre 208 milioni dei fondi di partecipazione per favorire la nascita di nuove imprese nell’isola, mai sfruttati.